La Cena Immaginata e assaggiare un'opera d'arte: la sfida di uno chef

Un racconto firmato dallo chef Vito Amodio, nato dopo una serata speciale in cui la cucina si è fatta linguaggio e racconto. Un viaggio tra arte e gusto, tra ispirazione e tecnica, in cui ogni piatto ha cercato di trasformare un’emozione visiva in sapore. Perché a volte, un quadro si può anche assaggiare.

5/24/2025

Se un quadro potesse essere assaggiato… che sapore avrebbe?

È da questa domanda che ha preso forma “La Cena Immaginata”: una serata nata dal desiderio di unire due linguaggi che sembrano lontani — arte e cucina — ma che, in fondo, hanno molto in comune. Entrambi raccontano, emozionano, provocano, restano impressi.

Quello che ho cercato di fare non è stato “copiare” un dipinto nel piatto. Non mi interessava riprodurre i colori o le forme in modo superficiale.
La sfida era un’altra: tradurre un’opera d’arte in sapore, trasformare un’emozione visiva in esperienza gustativa. Cercare il silenzio, la tensione, la dolcezza o la rottura che ogni quadro porta con sé… e dargli corpo attraverso gli ingredienti.

Questa cena è stata per me anche un modo di rallentare. Di guardare in profondità. Di uscire per un attimo dalle logiche della tecnica e dell’efficienza per rientrare in quelle del senso. Ogni piatto pensato è stato un atto creativo, ma anche una domanda: come far sentire qualcosa che normalmente si guarda?

Non volevo fare una “cena a tema”, ma proporre un’esperienza. Un percorso che fosse suggestivo, magari non sempre immediato, ma capace di lasciare un segno.

Ho scelto opere che mi parlano, che mi mettono in discussione, che raccontano qualcosa di universale — anche senza bisogno di essere spiegate.

Cucinare così richiede un altro tempo, un altro ascolto.
Serve precisione, ma anche intuizione. Serve studio, ma anche libertà.

Quello che spero sia arrivato a chi ha partecipato è proprio questo: la possibilità di vivere il cibo come racconto, come immaginazione, come incontro.
Non con l’idea di stupire, ma con l’ambizione più sincera di emozionare.

“La Cena Immaginata” non è un format. È un’idea che resterà con me.


Perché mi ha ricordato che in cucina, come nell’arte, non si finisce mai di cercare.

E chissà, forse la prossima volta sarà un libro, una canzone, un ricordo a ispirare un nuovo menu.

Chef Vito Amodio